“Madre” è appunto acronimo di Museo d’arte contemporanea Donnaregina, ente
in house della Regione Campania, ospitato nell’ottocentesco Palazzo Donnaregina, in pieno centro storico a Napoli. Inaugurata nel 2005, la sede è stata restaurata e trasformata grazie all’intervento dell’architetto portoghese Álvaro Siza Vieira e oltre ai tre piani dedicati alle esposizioni comprende una biblioteca, una mediateca, un’area condivisa tra libreria e caffetteria, e due ampi cortili. Nella
collezione annovera opere di alcuni tra i più importanti artisti italiani e internazionali a cavallo tra il secolo scorso e l’attuale: Jeff Koons, Anish Kapoor, Mimmo Paladino, Damien Hirst, Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Michelangelo Pistoletto, Richard Serra, Robert Rauschenberg.
Alla centralità dell’illuminazione non può che corrispondere un’alta considerazione per chi la progetta: “Oggi in un museo d’arte contemporanea il lighting designer è una figura artistica e necessaria, come lo è in un teatro di prosa o in un teatro lirico. Al Madre, molte delle mostre che abbiamo fatto hanno avuto per lighting designer un maestro assoluto come
Cesare Accetta”.
Per riflettere sul tema si può pensare alla collezione site specific del Madre, cioè alle opere concepite appositamente per occupare le sale al primo piano del museo. Realizzare un’installazione destinata a restare sempre nello stesso luogo significa valutare l’illuminazione di quest’ultimo e se necessario modificarla in funzione dell’opera (o il contrario, più raramente): che le facciano gli artisti o lighting designer, sono scelte che influenzano la percezione dell’opera d’arte e quindi, in una certa misura, sono davvero scelte artistiche.
Alcune sale del Madre ricevono molta luce naturale, almeno ad alcune ore del giorno, mentre altre non hanno finestre e sono illuminate da sole fonti artificiali. Per farsene un’idea, il modo migliore è ovviamente visitare il Madre di persona, ma, qualora non si potesse, si può approfittare di alternative digitali come la passeggiata virtuale su
Street View e la pagina del museo su
Google Arts & Culture.