«Stai ascoltando 103.5 Dawn FM: sei stato nell’oscurità per troppo tempo, è arrivato il momento di camminare nella luce e accettare il tuo destino a braccia aperte»: con queste parole, pronunciate da Jim Carrey, speaker di una radio immaginaria, si apre Dawn FM, il quinto disco di The Weeknd.
Come ha raccontato il musicista canadese in un’intervista a Billboard, Dawn FM è un concept album: «è come se gli ascoltatori fossero morti. Sono bloccati in questo purgatorio mentre aspettano di raggiungere la luce in fondo al tunnel - il purgatorio me lo sono sempre figurato come stare bloccati nel traffico. E mentre sono fermi Lì ascoltano questa radio, con uno speaker che li guida verso la luce e li aiuta nella transizione verso l’altro mondo. Così il disco può assumere sfumature festose o tetre, o qualsiasi altra sfumatura l’ascoltatore voglia percepire».
Dawn FM, quindi, è un viaggio ultraterreno verso la luce, come dichiarato fin dai primi versi. Siamo stati immersi nell’oscurità per troppo tempo (un riferimento a questi anni pandemici, ma anche alla storia personale di The Weeknd), è venuto il momento di sintonizzarci sulla frequenza 103.5 e raggiungere, finalmente, l’altro mondo. Scegliere di raccontare il lato oscuro della vita non è una novità per Abel Tesfaye. Ma se nei suoi dischi precedenti ha raccontato la sua pulsione autodistruttiva, con Dawn FM sposta l’attenzione sulla narrazione del puro annientamento: la sua poetica qui ruota tutta attorno alla morte, un tema insolito nella musica pop. Ed è una scelta singolare per un artista come The Weeknd, che fa parte dell’olimpo del pop, con miliardi di ascolti su Spotify, show mastodontici come quello per il SuperBowl 2021, collaborazioni con i nomi più importanti della musica mondiale.
Nel mondo narrativo creato da The Weeknd la luce è la tappa finale del viaggio, è una sorta di faro che guida l’io narrante e l’ascoltatore. Ma è anche un elemento chiave che attraversa le sedici tracce dell’album.
In Gasoline si percepisce la luce fredda delle cinque del mattino: il sole non è ancora sorto e la notte sta lentamente scivolando via, mentre l’io narrante è inquieto per una relazione tormentata (tema centrale del disco). A questa luce fa da contraltare quella di un fuoco che potrebbe portare pace al protagonista: il suo nichilismo lo spinge a desiderare di morire tra fiamme purificatrici che cancellerebbero qualsiasi legame con un passato burrascoso («And if I finally die in peace / Just wrap my body in these sheets / And pour out the gasolinе / It don't mean much to me»).
La luce del fuoco torna in How Do I Make You Love Me. In questa traccia, l’io narrante afferma di essere disposto a fare qualsiasi cosa pur di salvare la relazione con l’amata e riaccendere le braci del legame che li unisce. Il fuoco, qui, non è una forza distruttiva e portatrice di morte, ma un elemento in grado di riportare la vita.
Con Take My Breath prosegue il racconto di una relazione tormentata, in cui dolore e piacere sono indissolubilmente intrecciati. Il fuoco, qui, è negli occhi dell’amata ed è il simbolo di una passione così ardente che è in grado di consumare i due amanti e di portarli sull’orlo del precipizio («You risk it all to feel alive, oh yeah / You're offering yourself to me like sacrifice / You said you do this all the time»). L’unica speranza è invertire la rotta, abbandonare le vecchie abitudini distruttive e cercare una luce salvifica (Tell me you love me if I bring you to the light»).
Con Sacrifice The Weekend porta l’ascoltatore nelle fredde notti di Toronto, la sua città natale: sono notti buie che sembrano non finire mai, notti che non portano requie al narratore e lo spingono a guardare dentro se stesso per analizzare il suo comportamento in una relazione che, manco a dirlo, è tormentatissima. In quest’atmosfera così oscura e gelida, l’io narrante si apre a una confessione sincera: ha mentito all’amata che gli giurava amore eterno, ha sacrificato l’amore in cambio di notti in cui abbracciare il suo lato più edonista e narcisista.
In Dawn FM non ci sono solo canzoni: in A Tale by Quincy, il musicista Quincy Jones guarda il suo passato e racconta un trauma infantile che potrebbe aver influenzato il suo modo di relazionarsi con le donne che ha amato e con i suoi figli. Verso la fine, Jones ammonisce l’ascoltatore e il protagonista del disco: «Looking back is a bitch, isn't it?», alludendo al fatto che sia importante interrogarsi sul passato, ma sia altrettanto importante lasciarlo andare per poter abbracciare quella «little light» a cui fa riferimento Jim Carrey nella traccia successiva (Out Of Time) e superare così questo stadio intermedio in cui l’anima non è ancora riuscita a liberarsi del corpo e dei tormenti terreni.
Salvifica, distruttrice, simbolo di una dimensione ultraterrena e quindi portatrice di pace, la luce di Dawn FM può essere anche una luce spaventosa e disumana, come quella delle creature angeliche, lontane dalla rassicurante iconografia pop a cui siamo abituati, di Every Angel Is Terrifying, dove vengono citati i primi versi delle Elegie duinesi di Rainer Maria Rilke: la bellezza, nella sua forma più pura, è così intensa da trasformarsi in orrore abbacinante. È curioso che dopo un sentimento così soverchiante e annichilente, Dawn FM attacchi senza soluzione di continuità una pubblicità (finzionale anche questa): è quella di After Life, fantomatico film di fantascienza definito, in modo ironico e iperbolico, «intenso, crudo, sexy, euforico, provocatorio, tagliente, che fa riflettere, splendido dal punto di vista tecnico e visivo».
Il viaggio verso la luce in fondo al tunnel sta per volgere al termine, ma prima incontriamo le «purple lights» di Don’t Break My Heart, quartultima traccia del disco. Non si tratta di luci minacciose o salvifiche: le luci viola sono quelle in cui è immersa la donna protagonista del brano. Sono seducenti e affascinanti, suscitano meraviglia agli occhi dell’io narrante, che si sente ipnotizzato e paralizzato.
Il congedo dalla «migliore radio per liberare le vostre anima» arriva con Phantom Regret by Jim, una vera e propria poesia recitata da Jim Carrey. Dopo aver riflettuto sul passato, è il momento di abbandonare il fantasma del rimpianto («Heaven's for those who let go of regret») per abbracciare la luce e lasciarsi avvolgere dalla sua grazia.